L’affido rappresenta un nodo relazionale complesso, del quale operatori e famiglie conoscono la delicatezza e la difficoltà, perchè pone un minore tra due famiglie: la famiglia biologica che, per ragioni e in misura diverse non è in grado di provvedere al suo accudimento e alla sua educazione, e la famiglia affidataria, che si mette a disposizione per affiancare e spesso supplire le carenze della prima a favore del bambino.
L’affidamento familiare presenta perciò aspetti peculiari, che pongono i figli in affido “al confine” tra due appartenenze familiari.
Si può verificare pertanto il cosiddetto “conflitto di lealtà”: talora, infatti, il bambino avverte di tradire la famiglia di origine sentendo di star bene con quella nuova, e reagisce con un comportamento negativo o provocatorio per boicottare l’affido, o potrà sperimentare preoccupazione ed irritazione sempre nel timore di essere sleale nei confronti della propria famiglia di origine.
Tuttavia, tale conflitto è parte integrante e imprescindibile dell’affido stesso, e deve poter essere utilizzato quale opportunità per permettere al bambino di comprendere che possono coesistere diversi modus vivendi, e che lui stesso, nel faticoso percorso di crescita di cui è protagonista, potrà compiere delle scelte e percorrere la strada maggiormente in linea con il perseguimento dei suoi scopi.
Questa è l’enorme vantaggio insito nei complessi progetti di affido: offrire al bambino una possibilità di scelta, dandogli l’opportunità di non ripercorrere necessariamente il “solco” tracciato dalla propria famiglia di origine, spesso caratterizzata da traumi transgenerazionali e dinamiche non sempre di facile risoluzione.
Dott.ssa Maria Grazia Galli
Assistente Sociale e Mediatore Familiare