“Appartenere”… è una parola forte e dolce al contempo, molto significativa per ogni persona. Riverbera nel nostro intimo offrendoci una sensazione di sicurezza, un senso di stabilità, di protezione e di condivisione.
Appartenere ad una famiglia poi è quanto di più desiderabile per ognuno e, per un bambino in stato di abbandono, appartenere significa diventare figlio, fratello o sorella, nipote, cugino…. vuol dire assumere un ruolo affettivo fondamentale, significa essere riconosciuti, acquisire una base sicura fondata sulla condivisione e sui legami.
E ancora, essere membri di un gruppo familiare, vuol dire avere un’identità condivisa e comunica sentimenti di solidarietà e di accettazione incondizionata.
Per un minore privato dei suoi legami familiari di origine può non essere così automatico affidarsi ad una nuova famiglia: le esperienze precedenti infatti possono aver modellato le sue aspettative e i suoi comportamenti. I ricordi del passato affiorano spesso dall’incontro con i “nuovi” genitori poiché è inevitabile che nella mente si risveglino antichi sentimenti, timori, attese, ansie. Il bambino può avere interiorizzato modalità di funzionamento familiare differenti da quelli che abbiamo in mente noi e dunque anche il significato dei diversi ruoli non è scontato. Ci vuole tempo e comprensione da parte di tutti, gradualità e capacità di comprendere che “appartenere” è una vera sfida e che l’inclusione richiede prima di tutto un reale incontro, un’accettazione totale di ciò che l’altro rappresenta e che porta con sé, incluso il suo passato e la sua origine.
Di grande aiuto possono essere le figure dei nonni che, con il loro calore, la loro presenza costante e la loro capacità di rappresentare il presente e insieme il passato, rappresentano nuove e forti radici per un bambino adottato. Queste relazioni all’interno della famiglia allargata possono contribuire a formare il senso di appartenenza in maniera stabile e sana.
Ma dobbiamo anche ricordare che appartenere è un processo che non si esaurisce in un unico momento, ma che perdura nel tempo e si costruisce via via che la storia familiare si svolge.
Dott.ssa Maria Elisabetta Rigobello
Psicologa e Psicoterapeuta